Affrontare la gioia da soli di Francesco Tomada, edito da Pordenonelegge - Samuele editore nel 2021, nella collana La Gialla Oro, è un libro-talismano, ed è la sua più recente raccolta di poesie.
Prendete una coperta morbida, indossate la vostra felpa preferita; sedetevi di fronte al paesaggio che non vi stancate mai di guardare, mettetevi comodi, assaporate il momento. Guardate il paesaggio, perdete il filo del ragionamento, perdete la cognizione del tempo, assaporate il silenzio.
Questo libro, scelto da Eleonora, ha il potere di fare questo, far sentire il lettore al sicuro, a proprio agio tra le parole e tra i ragionamenti che si dipanano nei versi del poeta.
Lontano dal fragore dei social, lontano dal clamore dei circoli di poeti e poetanti, lontano dalla critica o presunta tale, la poesia di Francesco Tomada riverbera come poesia buona e mai innocua, gentile e mai servile, si fa strada col suo sottovoce denso e col suo ragionamento preciso.

Le poesie in questo libro sono suddivise in sei sezioni ognuna con la sua precisa identità; Francesco Tomada ci porta dentro il suo paesaggio, ci mette al centro di una piccola stazione di provincia, di una boule de neige con dentro una miniera abbandonata, lungo una strada costeggiata dai cipressi, non c’è un idillio, ci sono tutte le parole giuste per lasciare al lettore il solo compito della visione mentre lui ci accompagna con i versi sotto il lampione, sotto la neve, ci accoglie tra i suoi versi che ci fanno stare fermi e vibrare allo stesso tempo.

Quanta ostinazione nei cipressi
altre piante perdono le foglie
loro invece no, che non sia mai

mio nonno ripeteva di continuo:
nella vita bisogna stare sempre
con la schiena dritta

dicono che gli alberi sappiano ascoltare
ed eccoli nel grigio di novembre
rigidi e puntati verso l’alto
come se dovessero
tenere su le nuvole

Il poeta ragiona, si pone le domande e prova a mostrarci le sue risposte; sono le sue, ma non hanno la pretesa di essere definitive, c’è un tratto forte di generosità e di condivisione, con tutti quanti noi, su momenti estremamente piccoli e allo stesso tempo centrali come la durata della vita e il volo di una farfalla:

Chiedersi perché
le farfalle non vanno mai dritte
ma seguono tracce spezzate
frastagliate
senza senso

rispondersi da soli:
se oggi mi scoprissi capace di volare
io mi riempirei di spazio e aria
se la vita durasse soltanto tre giorni
non butterei il mio tempo
per decidere una rotta

se proprio si deve morire così in fretta
che sia per troppa gioia
che sia per troppo vento





Un passaggio importante e commovente di questa raccolta sono le sette poesie riunite nella sezione Sono stato il padre di mio padre, in cui ci mostra il futuro che si fa presente: la malattia potrebbe scagliare schegge dolorose di amarezza sul domani, schizzi d’odio sui rapporti, Francesco Tomada le riversa tutte sulla pagina le paure, le debolezze, ha già scritto la storia di tutti e di tutte che ci prenderemo cura dei nostri cari quando loro non potranno più farlo da soli, ma mette anche l’accento sul nostro oggi e sul nostro futuro negli spazi bianchi di respiro degli ultimi versi della poesia che conclude questa sezione, Casa di riposo, Podsabotin:

(…)
invidio chi non ha paura di morire
io ne ho molta
ma quello che mi spaventa ancora di più
è continuare a vivere da morto

Le poesie si leggono e si rileggono da sole, si cerca il libro sul comodino per cercare di placare l’insonnia, e anche quando arriva l’amore, diventa sbilenco, forse lo è o lo sembra quando ci si guarda amare ed essere amati da adulti, oppure è sbilenca la prospettiva del poeta che ci fa vedere con i suoi occhi la paura in uno sfumato interno domestico dopo cena, che potrebbe essere quello di chiunque, e la cui bellezza profonda ci fa allungare improvvisamente una mano per far sì che non finisca:

Il tavolo con i piatti sporchi della cena
una bottiglia di vino bevuta a metà
e io penso a quando giuravamo
di restare insieme per sempre
                                    abbiamo mentito
                                    l’eternità non esiste
amare è un verbo che ha senso soltanto al presente
così prima che tu possa sparecchiare
allungo la mia mano per stringere la tua
come i bambini che non vogliono dormire
                                perché hanno paura
                                di non svegliarsi più

In questa raccolta il poeta ci accompagna a vedere quello che è stato, quello che è, quello che sarà, senza una parola di meno o di troppo; i versi di Francesco Tomada sono un bene comune che va condiviso, sono braci che continuano incessantemente ad ardere e a muovere l’aria in cui tutti noi respiriamo poesia.



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