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Showing posts from October, 2025
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  I Sono inciampata tra le erbacce, i viottoli scoloriti il grido di un gatto      - il vissuto – maligno in mezzo alle sigarette      - come le mani – fumate a metà. E quando sono inciampata là sono rimasta: nella poesia che dice «Io» tra la luna amata e la pipì dei bimbi. II Com’è crudele l’alba: toglie a quella che taglia, ma getta sotto il cerchio che scotta.           - A chi dei due appartengo,          me, che sono ancora e nonostante          luce? – Com’è rovinosa l’alba: promette per tradire, ritorna solo per andare. Come squilla il Gallo: tremo sotto il piumaggio, a maggio muoio e rinasco           - a tutti è questa china di salmastro           d’amore corroso e dolore d’amianto – ma a me è dosso curvo in eterno, non risalgo dal fondo dove la tua alba m’ha travolto. E questa mi è cru...
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  Ultima voce chiama il sangue. Campo cruento gli uomini, altro sangue per le donne: è il giorno. C’è un buio che non è assenza, ma sostanza - non un’ombra che vela, ma materia che si addensa. Scurau di Giuseppe Nibali (Arcipelago Itaca, 2021) è stato scelto da Sabrina e rappresenta per il collettivo quel buio che non si limita a contenere la luce, ma la divora, la restituisce deformata, vischiosa, reale. “Scurau”, in siciliano, significa “scurito”, ma anche “diventato buio”: una condizione più che un aggettivo. È infatti il verbo compiuto di un processo che ci riguarda. Il libro è diviso in tre sezioni — Antropocene , Predazione , Scurau — e già questa tripartizione è una narrazione in sé: dall’umano che divora al mondo divorato, fino alla lingua che si fa nero assoluto. Una discesa, o meglio, un ritorno verso la materia, verso la ferita. Questo libro non descrive solo l’oscurità. La genera. Corpi cavi enormi, gonne e questi figli come squarcio. Crolla la religione, Meroè, di ...
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Cammino su passi già percorsi da gente lontana  Custodisco mappe esatte. sentieri sconosciuti  a chi, nutrendomi,  ha seminato in me  radici. tuttavia, forte è il desiderio  di conquistare  il mistero del cielo.  poi, un canto: c’è la terra da scoprire c’è tempo per  armarsi di fronde  e sconfinare.  Stai nel dono  delle tue radici  e cammina. * Alle onde  affido il mio canto  ai loro colori chiedo come fare del moto, una legge necessaria.  ascolta: c’è una sinfonia che lega  ogni impeto.  Custodire un andare che è  promessa di viaggio * La mia Itaca è  la terra che calpesto. I profumi di casa  mi tengono radicata  se mi scordo di vivere. Sento un canto  che cresce in mia assenza, chiama senza perdonare * Vorrei coltivare  un rituale e farmi terra brulla in attesa di un seme se cade una goccia  accoglierla e conservarla. vorrei interpretare  il sospiro del vent...
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[…] Ma io appartengo solo al mio tormento / e alle ragioni smisurate / del mio sogno. Io che son Io / in questo infinito / perché il rosario delle mie azioni / si disciolga ed abbia compimento. / O abbiate pietà di me / che combatto per un’incognita terra / per uno sconosciuto nome.   (versi tratti dalla poesia Calais in Poesie )   Poesie di Maria Pulito , pubblicato per edizioni Schwarz nel 1954, rappresenta per il collettivo un esempio di poesia singolare e misteriosa, che traccia un sentiero di memoria unicamente attraverso le parole. Di fatti, nulla si conosce della vita dell’autrice – se non l’esistenza di una raccolta postuma a quella qui presentata, chiamata Telete, edita da Guanda e datata 1961.   La raccolta, scelta da Anna Rita al mercatino dei libri usati di San Lorenzo a Roma, si compone di tre sezioni e due illustrazioni del pittore e scultore Aligi Sassu.     La prima sezione ci mostra una poetica più materica e fisica – si intitola Viaggi e ci...