I
Esce mare quando si rompono le acque
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Abbiamo seppellito i nostri morti tra i cipressi, dimenticato le promesse e profumato i corpi, ma l’odissea delle navi continua a urlare dalle lapidi annerite: civilizzate le terre, allineatevi uomini bianchi: gli antenati sono oziosi, non erigono altari e venerano gli animali.
Tra voi qualcuno sa come si muore al buio? O solo alla luce e basta così? Qualcuno sa quando smettemmo di dormire appollaiati? Perché sono poche le caverne e le grotte di questo paesaggio animale.
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Ramses il Grande dice che dio si nasconde nel ghigno del gatto, che una volta sabbia ti riconoscerà nello sfrigolio dei polpastrelli.
Arieti sacri nell’avvenire di scienza e divinità delle piante; piramidi, piramidi, tombe circolari, Edipo violento per le strade e nel letto.
Ai primi raggi
cerco il dolce tra le fronde
annuso dove cade la serpe
perché ai vivi appartiene la terra1
scrissero i morti
la valuta non entra nelle bare
affolla le stanze del tesoro
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Scelta delle felci l’ossigeno nelle gole, nelle crepe, nell’invisibile; e si compie il mito indigeno della terra che si lascia lavorare a cambio dei corpi.
Le anime si possono traghettare ma le gole devono restare. Decomporsi fascio dopo fascio e formare il cielo.
È questa la storia, i cerbiatti corrono per brucare l’erba e trovano il cacciatore, non si voltano mai.
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Ho veramente bisogno di sapere
se quando sono nato
è uscito un bambino o
il feticcio dei morti
un gomitolo di carne
sgusciato e filato nel buio
sotto occhi abituati
spiaggiato con rumori d’acqua
1 Pound
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Lorenzo Bertoni è nato a Varese, dove lavora come pedagogista e facilitatore della UACO (Universidad Autónoma Comunal de Oaxaca). Questo canto è il primo del suo poema.
Noi siamo grate di poterlo pubblicare per prime.
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