I



Esce mare quando si rompono le acque



*

Abbiamo seppellito i nostri morti tra i cipressi, dimenticato le promesse e profumato i corpi, ma l’odissea delle navi continua a urlare dalle lapidi annerite: civilizzate le terre, allineatevi uomini bianchi: gli antenati sono oziosi, non erigono altari e venerano gli animali.

Tra voi qualcuno sa come si muore al buio? O solo alla luce e basta così? Qualcuno sa quando smettemmo di dormire appollaiati? Perché sono poche le caverne e le grotte di questo paesaggio animale.



*

Ramses il Grande dice che dio si nasconde nel ghigno del gatto, che una volta sabbia ti riconoscerà nello sfrigolio dei polpastrelli.

Arieti sacri nell’avvenire di scienza e divinità delle piante; piramidi, piramidi, tombe circolari, Edipo violento per le strade e nel letto.


Ai primi raggi

cerco il dolce tra le fronde

annuso dove cade la serpe


perché ai vivi appartiene la terra1

scrissero i morti

la valuta non entra nelle bare

affolla le stanze del tesoro



*

Scelta delle felci l’ossigeno nelle gole, nelle crepe, nell’invisibile; e si compie il mito indigeno della terra che si lascia lavorare a cambio dei corpi.

Le anime si possono traghettare ma le gole devono restare. Decomporsi fascio dopo fascio e formare il cielo.

È questa la storia, i cerbiatti corrono per brucare l’erba e trovano il cacciatore, non si voltano mai.



*

Ho veramente bisogno di sapere

se quando sono nato

è uscito un bambino o

il feticcio dei morti

un gomitolo di carne

sgusciato e filato nel buio

sotto occhi abituati

spiaggiato con rumori d’acqua



1 Pound   


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Lorenzo Bertoni è nato a Varese, dove lavora come pedagogista e facilitatore della UACO (Universidad Autónoma Comunal de Oaxaca). Questo canto è il primo del suo poema.

Noi siamo grate di poterlo pubblicare per prime.

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