La Tigre Assenza di Cristina Campo, pubblicato per la prima volta nella collana Biblioteca Adelphi, rappresenta una delle opere più significative della scrittrice e poetessa italiana. Questa raccolta, scelta da Sabrina, è un viaggio intenso e silenzioso, dove l’assenza si trasforma in presenza vibrante e il mistero della vita si svela in metafore precise e liriche profonde.

La Campo esplora i temi della spiritualità, dell’amore e della perdita con una scrittura sobria, quasi ascetica, depurata da ogni eccesso retorico. Ogni parola appare scelta con cura, come se ogni verso fosse una meditazione sull’esistenza e sulle sue implicazioni più intime. La poeta indaga il mondo invisibile, con lo stesso rigore con cui un mistico cerca il divino: 

«Credo pochissimo al visibile, credo molto all’invisibile ed è forse la cosa che mi interessa di più. (...) Vorrei che si dicesse costantemente alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, come faceva Cristo, ‘ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto’.»

Tra le poesie più emblematiche della raccolta spicca La Tigre Assenza, che diventa metafora della vita stessa: un’apparente mancanza, un vuoto, che in realtà è una presenza potente e vibrante. Campo sembra suggerire che ciò che non si vede, ciò che non si dice, è spesso più reale e intenso di ciò che è visibile o espresso.

Così, la sua poesia assume un carattere quasi sacro, un rituale di parole dove la luce e l'ombra si alternano, creando un gioco di riflessi che svelano la verità. Come nella poesia che apre Passo d’addio:


For last year’s
words belong to last year’s language
and next year’s words await another
voice.

  

 

Si ripiegano i bianchi abiti estivi
e tu discendi sulla meridiana,
dolce Ottobre, e sui nidi.

 

Trema l’ultimo canto nelle altane
dove sole era l’ombra ed ombra il sole,
tra gli affanni sopiti.

 

E mentre indugia tiepida la rosa
l’amara bacca già stilla il sapore
dei sorridenti addii.

O in Diario Bizantino:

(...)

Uno a uno vengono accesi i volti
alle radici millenarie
della selva d’icone,
per fare di giorno notte,
neve e stelle,
per far della tenebra rose
– più che rugiada trasparenti rose.
E la fiamma sboccia come il bacio all’icona
e il bacio sboccia come la rosa all’icona,
culmini della linfa della terra,
culmini del respiro dell’amore.
Ma la Luna qui
sboccia nel Sole,
la Luna partorisce il Sole.

La poetessa non offre certezze, ma invita a un cammino attraverso il mistero, la memoria e il tempo, sempre consapevole dell’impermanenza e della fragilità dell’essere.

(...)

Rimasta è la carezza che non trovo
più se non tra due sonni, l’infinita
mia sapienza in frantumi. E tu, parola
che tramutavi il sangue in lacrime.

(...)





La destinazione può sembrare non chiara, ma il cammino è un viaggio interiore, un attraversamento dove il vuoto si trasforma in esperienza viva e tangibile. Nei suoi versi, l'assenza non è solo perdita o mancanza, ma una condizione necessaria per percepire il divino, l'eterno, o anche solo per conoscere se stessi.  La ricerca è essenziale, ed essenzialità:

Ora tu passi lontano, lungo le croci del labirinto,
lungo le notti piovose che io m’accendo
nel buio delle pupille,
tu, senza più fanciulla che disperda le voci...

 

Strade che l’innocenza vuole ignorare e brucia
di offrire, chiusa e nuda, senza palpebre o labbra!

 

Poiché dove tu passi è Samarcanda,
e sciolgono i silenzi tappeti di respiri,
consumano i grani dell’ansia –

 

e attento: fra pietra e pietra corre un filo di sangue,
là dove giunge il tuo piede.

La Campo sembra invitare a confrontarsi con il silenzio e con le cose non dette, a esplorare quello spazio interiore dove le parole non arrivano, ma dove si cela la verità più profonda. È una scrittura che riflette la sua continua tensione verso la trascendenza, verso un significato che non si lascia mai afferrare completamente, ma che si rivela solo attraverso l’intuizione e la contemplazione, come in Maestro d’Arco:

(...)

Vibrerò senza quasi mirare la mia freccia,
se la corda del cuore non sia tesa:
il maestro d’arco zen così m’insegna
che da tremila anni Ti vede.

In La Tigre Assenza, Cristina Campo ci lascia intravedere un percorso di consapevolezza in cui la bellezza diventa una forma di conoscenza, non razionale, ma intuitiva. I suoi versi, scarni e essenziali, non lasciano spazio all'eccesso, ma si nutrono di ciò che manca, di ciò che non può essere detto, guidando verso un senso di quiete interiore e di riflessione profonda.

Amore, oggi il tuo nome
al mio labbro è sfuggito
come al piede l’ultimo gradino...

 

Ora è sparsa l’acqua della vita
e tutta la lunga scala
è da ricominciare.

 

T’ho barattato, amore, con parole.

 

Buio miele che odori
dentro i diafani vasi
sotto mille e seicento anni di lava –

 

ti riconoscerò dall’immortale
silenzio.

La Tigre Assenza non è solo una raccolta degli scritti poetici della Campo, ma include anche le traduzioni di alcuni dei più grandi poeti e mistici che hanno influenzato la sua ricerca spirituale e letteraria. Campo ha tradotto con cura e dedizione testi di autori come John Donne, Hugo von Hofmannsthal e Simone Weil. Le sue traduzioni riflettono la stessa attenzione per la precisione e la bellezza che caratterizza la sua poesia. Attraverso il suo lavoro di traduttrice, Campo rende omaggio a questi autori, facendoli dialogare con la sua visione del mondo e offrendo al lettore italiano una chiave per comprendere la profondità di pensiero e sensibilità che li unisce.




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