La luce per l’inverno è l’ultima raccolta di poesie di Daniele Ricardo Vaira, pubblicata dalla casa editrice Arcipelago Itaca, tra le opere vincitrici della decima edizione del premio per una raccolta di versi - non opera prima. Questo libro, scelto da Eleonora, rappresenta nella sua interezza un esempio ammirevole di un’opera lirica che incontra il battito della contemporaneità.
Si tratta di una raccolta che può definirsi con esattezza stratificata e dettagliata, non solo nell’utilizzo di registri linguistici diversi che Daniele Ricardo Vaira coniuga e intreccia con audacia e sensibilità, ma anche nelle prospettive, tra presente e ricordo, tracciate con cura.
La visione, già dal titolo, ci rivela le ambiguità e i contrasti del tempo dell’umano e del poeta: la luce, con il suo articolo determinativo a precederla, assume una connotazione di necessità per superare l’inverno, e al tempo stesso ci suggerisce che quella luce è unica ed essenziale, legata alla stagione, alle sue caratteristiche peculiari e al suo negativo:
“L’inchiostro della nebbia
sbrina la ringhiera
hai lasciato la tv accesa
la caffettiera china
scintillano
le tende sul balcone
il vento risale da Nord-Est
secondo i mattinali
Al plenilunio
mi fermo ad annusarti
i vivi hanno raccolto
la luce per l’inverno.”
La raccolta si articola in cinque sezioni che sono un viaggio attraverso la memoria, la nostalgia e il ricordo, mai stucchevole, con un uso minimale della punteggiatura e con un verso breve che aiuta il respiro poetico e bilancia le immagini sia evocative sia concrete, con accumulazioni di astrattezza straniante e concretezza resa nei dettagli minimi, negli oggetti quotidiani.
Il rapporto col dolore è presente come filo rosso nel dialogo ideale conl’altro da sé che è presente nelle poesie, e con l’altro inteso comelettore che si specchia e vibra con queste poesie; è mostrato ma maiesibito, come se il poeta ci stesse mostrando il contenuto di un cassetto,con le sue stratificazioni di ferite aperte e di oggetti eterogenei che cistanno dentro.
Nei testi troviamo i colori, gli scrittori come Carver e Borges, luoghidella memoria e numerosi riferimenti musicali del passato e del presente, come Luigi Tenco e i Matia Bazar e come in questo testo che è un brillantissimo esempio della poesia di Daniele Ricardo Vaira:
“Zitelle con l’impermeabile
camminano
lungo il fiume
insegnano francese
Una diciannovenne rifà il letto
ha le mani piccole
Il suo uomo
in cucina
ha il doppio dei suoi anni
canticchia Orietta Berti Fedez
taglia il pane
con il coltello
della marmellata
Rita, mia moglie ha parcheggiato
si smuove la finestra
due donne lungo il fiume
si fermano al semaforo
Inizia a piovere
sull’alluminio
dei corpi.”
Il libro si tiene e si chiude, proprio come un cerchio perfetto di luce, con una sezione di poesie dedicate alla figura della madre, in cui il dolore e il ricordo si saldano strettamente, con immagini oneste che mostrano con grande dignità le cicatrici e la dolcezza dell’uomo-poeta.
“Mia madre è una coccinella
che vive nel cortile di una scuola
Se vuoi domani scavalchiamo il cancello
solleviamo le foglie, ai sassi
diciamo la parola segreta
Se vuoi domani ti faccio vedere
la scheggia di una granata nel petto,
la paura di sfilettare le ombre
come tremo uguale al lentisco
Suona la sveglia alle 7 e 05
manca un piatto a tavola
ti aspetto
sulla mia cicatrice.”
La luce per l’inverno è un libro prezioso, come la voce di chi ce lo ha donato, ed ha un collegamento diretto con i versi conclusivi della poesia di Milo De Angelis Staseira (Stasera):
“(...)A sent che la poesia
l’è tüta lì: fa l’univers con gnente.”
(Forse la poesia/è tutta lì: fare l’universo con niente)
Se il poeta fa l’universo, questa galassia che Daniele Ricardo Vaira ci ha regalato fa venire voglia di scoprirne ancora di nuove, nelle raccolte che ha già scritto e pubblicato e nelle nuove che speriamo di leggere e custodire presto.
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