Fai buon uso delle parole,
la parola è sacra,
è un pugno o una stella.



In questo lungo cammino fatto di luce e attese, i giorni dell'avvento, abbiamo sentito la sacralità e l'importanza della parola poetica: capace di creare immagini, dare forma a ricordi e costruire emozioni autentiche. Le parole poetiche ci hanno tenuto compagnia e al tempo stesso cullato e, a poche ore dal Natale, nessuna parola brilla di più di grazie.

Ringrazio mio padre
per l'inquietudine mai revocata,
ringrazio la mia impazienza
che mi ha tenuto fino a trent'anni
lontano da ogni nido,
da ogni sedia,
ringrazio chi mi ha baciato
mentre dormivo,
mentre temevo di morire.
Ringrazio tutte le poesie
che ho letto, miracoli inutili
ma necessari,
ringrazio chi è generoso
anche se malato,
ringrazio mia madre,
il suo cuore in cui sono alloggiato.


Per la necessità quotidiana di essere grati, salvifica e nutritiva, e molto, molto altro, Canti della gratitudine di Franco Arminio, edito Giunti/Bompiani 2024, è stato scelto da Giulia per la nostra rubrica letteraria natalizia.

(…)

Ringrazio la neve
che mi porto sulle spalle,
la timidezza dell'infanzia,
questa zolla in cui divento grano.

—-

Devi stupirti ogni mattina
per il fatto che ti sei svegliato.
Quando vai a dormire
ringrazia il tuo cuore
di aver fatto tutto il giorno
il suo lavoro.
Perdona la tua mente
per le sue ansie.
Ringrazia la tua anima
se ti innamori.

—-

(...)

La tua voce sa di piante dolci
e agrumi, sa di lontananza
dal rumore che c'è in giro.

(...)

Toglimi tutto,
mettimi in croce.
Non farmi mancare,
ti prego,
la tua voce.

Canti della gratitudine è un libro dove la parola si fa azione concreta, dove lo sguardo del poeta incontra la gente, i luoghi che ci abitano dentro e dentro i quali siamo immersi, troppo frequentemente distratti, da ciò che non è realmente importante. Cosa può esserci di più bello se non l’uso delle vacanze di Natale come spunto di riappropriazione del tempo, quello lento, che cura e rigenera, quello che fa nascere in ogni angolo poesia? Perché, proprio come dice l'autore: apparteniamo al tempo come un lampo appartiene al cielo. Niente di più, niente di meno.

Ogni incontro umano
è la sfida tra quello che c'è
e quello che non c'è mai stato.
Portate sempre un pò
di batticuore quando incontrate qualcuno.


—-

Siamo qui per farci compagnia
con le mani, con gli occhi,
con le spalle alloggiate assai vicine.
La meta dell'amore
non è trovarsi,
è nascondersi alla morte
nelle braccia dell'altro.

—-

Rimanere prossimi
senza mai raggiungersi.
Quel senso di estraneità
nel cuore delle grandi intimità.


Dall’incontro con l’altro all’incontro con sé stessi, dall’accettazione dei luoghi natali alla consapevolezza di poter abitare il mondo con beatitudine, dall’inquietudine che ci portiamo dentro alla gratitudine che liberiamo nell’aria, dalle gioie conosciute a quelle da inventare. Pagina dopo pagina il libro assume i connotati di un viaggio attraverso l’umano che si costruisce scelta dopo scelta, bivio dopo bivio, dolore dopo dolore portando nel mondo la propria luce senza bisogno di brillare.




Punta sulle nuvole
e su altre cose mute,
punta sulla luce, cercala sempre.
Infine, punta sulla tua follia
se ce l'hai,
se non te l'hanno rubata
da piccolo.


—-

Al tuo paese
ogni finestra è la tua finestra,
ogni strada è la tua strada.
Non pensare
a ciò che manca,
accogli ciò che resta,
l'aria che respiri
ti conosce, la luce
ti fa le sue confidenze,
ti è fratello ogni silenzio.

Prima di morire
informatevi sulla vita,
chiedete in giro,
provate e riprovate
in tutti i modi
se fa per voi.


—-

Amo chi conosce i canti antichi,
chi sa com'era sacro un figlio che partiva,
un padre che moriva.
Non so come abbiamo fatto a perdere
quei volti, quelle scapole sincere,
quelle lunghe partite di pallone
e quei pomeriggi sterminati
in cui il sole era seduto con noi
sugli scalini.
Me ne accorgevo quando nevicava,

il mondo si fermava e fermandosi
sembrava rimandare la sua fine:
i passeri che cercavano il pane
nella neve erano gli ultimi angeli
che passavano sulla nostra terra.



E così, ogni ciclo che inizia è destinato a finire affinché uno nuovo possa iniziare, pertanto accingiamoci alla chiusura di questo anno onorando ciò che ci ha fatto crescere ed evolvere, celebrando la consapevolezza che sta nello sguardo rivolto a noi stessi, con lucida compassione.
Brindiamo alle cose vere, alle persone che contano, all’umanità che ci somiglia e ci appartiene.

Brindiamo alla bellezza sprovveduta,
ai ribelli, ai vulnerabili,
a chi ha le ossa ardenti,
a chi prende sul serio
i propri luoghi, a chi ha tempo
per aggirarsi nei dintorni.
Brindiamo a chi lavora la terra,
all'acqua per il suo parlare
alle radici,
al sole, silenzioso badante
delle foglie.
Brindiamo a chi è qui a nutrirsi
assieme a noi,
tante bocche, un solo cuore.


—-

Prometto di restare fedele
alla luce, di benedirla ogni giorno,
di aspettare dopo la notte il suo ritorno
.

(...)

Prometto di leggere ogni giorno
le parole di un poeta.

(...)

—-

Il tuo respiro
misuralo a millenni,
vai con la foglia che spuntò
per prima sulla terra,
vai con gli uccelli che videro
un cielo che non è questo,
soffia sull'ultimo granello
del mondo, il tuo paese
è questa immensità.

—-

La gratitudine è una postura da costruire, è un piegare i ferri del nostro io. La gratitudine è una conquista, non è un abito che si indossa. La gratitudine non è un posto d'arrivo, è una strada da percorrere per trovarne altre. (...) Felici sono solo quelli che non inseguono ciò che gli manca, ma ci danzano intorno e così danno splendore all'universo.

E allora che siano feste piene di sguardi, incontri e danze.

Buon Natale.




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