La raccolta, scelta da Anna Rita al mercatino dei libri usati di San Lorenzo a Roma, è tanto misteriosa quanto esigente: poco si sa dell’autrice marchigiana di base a Roma, poche le copie in circolazione di questa seconda opera (come si legge tra le brevi note biografiche) e il numero 00096 a identificarne le (forse) centinaia a disposizione all’uscita.
L’opera si compone di cinque sezioni. La prima, ERANO GIORNI…. è istillata di immagini dell’universo naturale in dialogo con l’introspezione dell’autrice. Alberi, vallate, fiori e animali diventano specchio dell’anima riflessa e senziente, con il cuore che rincasa fuori dai pensieri, in lieve ascolto, oracolo di necessità taciute e di ricordo.
FALCO CRUDELE
Freme il pioppo,
muove vibranti foglie
il vento che fugge fra monti
e squarcia nubi.
Il falco lontano
custodisce nell’azzurro
visioni mutevoli al tempo.
Una figura si cancella
quando il sole annulla
il racconto del giorno –
Triste vetturetta incredibile
giri i versanti alla cima –
l’annosa figura spia in attesa
Il figlio,
bagaglio cittadino
di storie ignorate.
L’anima s’arresta muta
non vede tra singhiozzi
il calar della sera.
EFFIMERO VIAGGIO
Come alberi trapiantati
entrano rami
nelle nostre case.
Da terre abbandonate
l’albero tagliato trasuda linfa
nei silenzi dimenticati.
Vani aspetti
di scia nebulosa
di fiumi dal corso irregolare
verso viaggi effimeri.
leggeri aliti
nascondono pietà –
Nell’invisibile che affiora
il tentativo di ricerca
di ritrovare quel ramo
quel canto di stelle
che amammo e
nel solitario approdo
l’ascolto.
NEL SILENZIO DELL’ORA
Nel silenzio dell’ora
cessata la pioggia
un raggio di sole scivola
ride tra fenditure di nubi.
Attraverso i vetri
è l’ondulata campagna
gremita di alberi e case.
Colori autunnali
nascosti tra valli
fino all’ultima possibilità visiva.
Il mare si perde all’orizzonte
A te dirò ciò che resta
oltre il velo di lacrime
nel trascorrere lento dei giorni.
Un richiamo mi scuote
torno
faticosamente ritorno
dalla nostra solitudine stupita
nel sogno senza più tracce.
NELL’ORA
a Gina
Sosta il dolore.
Il sonno
ha portato echi di canto.
La mente riposa
non vuole sapere.
Il sorriso nel volto segnato
non è follia.
Chi mai dirà parole.
La foglia del vento
non segue il dolore
rincorre i suoi sogni
percorre la strada, stanca
nel sopore dell’ora che batte pressante.
Dice il suo cuore:
lasciate che io rida
lasciate che io balli.
Ma voi non ridete.
Voi no, non dovete.
Domani sarà –
Forse, chissà!
Qualcuno già prega
qualcuno m’attende.
O Dio, se tu vuoi
non farmi soffrire.
Soltanto, morire.
La terza sezione, SENZA TE, chiama la voce: c’è la resa al distacco, al momento di riconoscenza dell’ombra, che si appresta a compiere il suo viaggio nel silenzio. È lì che trema, è li che sale in attesa di ri-conoscenza.
L’ATTESA
Germoglierà il ricordo
nell’autunno che avanza
verso la silenziosa via.
Riconoscerai la tua ombra
e le distanze segrete
cercando quel silenzio.
Il timore
non busserà più
non potrà
nella stagione del sogno.
Il canto
cerca il ritmo
nel profondo.
Vive l’anima sola –
ode tutti i suoni dell’aria
nell’ora di attesa.
A CASA
Nella calma
lo spirito riposa
solo.
Sfuggono illusioni
e la nostra mano
resterà unita
oltre i confini,
come la vita che lieve
scorreva su noi.
L’affanno è presente
tra melma e ghiaccio
ma il ritorno
uguale resta
valido al cuore.
Del profondo dei tigli
piena è la stanza
come di sostanza alloggiata…
Flebile l’abbaiare lontano
risponde al richiamo
della mia solitudine.
Penultima sezione, TERZO MILLENNIO, avanza in silenzio, dirada la mente contorta e lascia spazio alla luce.
EVOLUZIONE
Terzo millennio
Muto il canto
Affiorano visioni
di tumultuosa via.
Il ramo ancora verde
di ricordi e speranze
sente l’avventura
con mente smarrita.
Si udrà il rombo
incalzante
di nuove confuse certezze
sovrastate da spinte crudeli
verso lontane visioni.
In tutti è il Mondo
pensiero – spazio di Dio.
Delle verità cercate
la nuova coscienza
conoscerà risposta
di luce infinita.
KAMIKAZE
Non ha ricordi ancestrali
la sua solitudine
fa sterile l’animo
duro il cuore.
Semina una messe
costretta a mietere
ogni seme selvaggio
investe rovine
di nuove nel mondo
semina.
Facile preda
nessun padre né madre
c’è per lui –
Solitari passi
senza radici.
Buoni denti rubati là
dove la terra libertà
anela.
Nel silenzio
della sua cenere
lo spirito celato
sale il sentiero
si allarga al vento
sprezzante
oltre la verità
che nono conosce
ricerca verde.
La sezione conclusiva UN’ALTRA VIA, riassume il percorso, smistando pensieri e anima. Nell’emozione restano il canto e il respiro – ed è il momento di incontrare l’ombra, riconoscerne i limiti: l’imprevedibile ansia / diviene pietà / tenerezza di sé. Scardinare i pensieri è l’unico modo per incontrarsi.
Noi ombre
amiamo
ombre
le abbracciamo
con il nostro cuore.
Il mondo
guscio plasmato.
Noi dove siamo?
Impressioni evanescenti
Cadono sulla nostra mente
polvere di polline
si adagia su la coscienza.
Tutto oscuro
eppure intenso
come se la striscia
che racconta la vita
si possa arrotolare e serbare.
Occorre uscire
ora.
Qui è la nostra verità,
conoscerla per ritrovarla.
RICERCA
È lì
nell’angolo
lungo il fiume
in quella luce
negli incarnati colori.
Non trovi
resti solo
tutto
dentro rimane
e cerchi
e vuoi.
Fermati
è qui
riconoscilo
in te.
NON È CONOSCENZA
Da
tremanti matite
un confuso sapere
rigenerava il già noto
e conoscenza non era.
Ciascuna impressione
seguiva.
Due voci
e lui
prese l’omino di gomma,
presenza diversa.
Dissero – ascolta –
chi sei?
Disegni e numeri
allora lei disse
chiedendo risposta
superficie
è il solo sapere.
Camminare
con passi potenti
l’offerto passaggio
oltre la soglia
Ascoltarsi
solo sapere
conoscenza non è.
La poesia di Fosci Suri è mistica immagine dei nostri processi di valutazione – l’inconscio subordina a stati tutto ciò che matura, tutto ciò che e confortevolmente cosciente. Ma L’uomo nuovo / ha forza di spirito / nel cieco dolore che affanna.
[…]
Oda il cuore
come semplice
il gesto minimo
appare.
Canto di mille voci
attorno risuona e richiama.
Disperse le tenebre,
emerge il momento che avanza
la vigile intesa che salva.
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